Logo Cartelli 150 dpiLa prevenzione situazionale (su cui si basa la pratica del Controllo di Vicinato) ha l’obiettivo di modificare la percezione che il malintenzionato ha dell’ambiente e delle sue opportunità di reato. Se, infatti, manipoliamo la sua percezione, ne influenziamo anche i comportamenti e, conseguentemente, le nostre azioni di prevenzione avranno maggiori probabilità di sortire il duplice effetto di deterrenza nei confronti dei malintenzionati e riduzione dei reati

Ai fini di una maggiore efficacia, diventa necessario risaltare e pubblicizzare appropriatamente l’adozione di tali misure, compresa la costituzione dei gruppi CDV. In tal modo, infatti, si può mettere in pratica una vera e propria guerra psicologica verso i malintenzionati

Della diminuzione dei reati ne potrebbero potenzialmente beneficiare anche le aree contigue non coperte dalle misure di prevenzione, generando quella che i criminologi chiamano “diffusione dei benefici”. Per ottenere questo effetto benefico è necessario che il malintenzionato sappia che nel territorio da lui esplorato sono presenti gruppi CDV. Al contrario, però, è altrettanto importante che quello stesso malintenzionato non possa accedere alle informazioni di dettaglio inerenti la reale rete di diffusione e distribuzione delle informazioni presente in quello specifico territorio. 

Se non si divulga l’informazione che definisca esattamente in quali specifiche zone è praticato il Controllo di Vicinato e in quanti residenti lo mettono in pratica, gli eventuali malintenzionati non potranno sapere dove poter agire indisturbati ed invece saranno costretti ad adottare maggiore attenzione per raggiungere il proprio obiettivo. Saranno pertanto costretti ad adottare maggiore sforzo per delinquere. L’obiettivo è che tale sforzo ed i relativi dubbi durino il più a lungo possibile.

Ci possono essere casi in cui la “diffusione di benefici” si paga a scapito di uno spostamentodell’attività dei malintenzionati o da un loro adattamento. 

Lo spostamentoavviene quando i delinquenti modificano i propri comportamenti per aggirare le misure preventive spostandosi nelle zone limitrofe. Lo spostamento è un rischio ma non è inevitabile. Anche quando si manifesta, raramente cancella i benefici ottenuti dalla prevenzione. Con l’aumento delle opportunità aumentano i reati, mentre essi diminuisco al diminuire delle opportunità. Questo non vuol dire che lo spostamento debba essere ignorato. La “teoria della scelta razionale” sostiene che il ladro si sposterà dove i benefici derivanti dalla commissione del reato superano i costi. In ogni caso, anche quando questo avviene, non è mai completo. Quindi la prevenzione conviene sempre.

L’adattamento si ha invece quando, in un processo a lungo termine, i malviventi si “adattano” alla strategia preventiva che era risultata efficace, individuando nuove forme di vulnerabilità che consentono loro di tornare a delinquere. Ad esempio, abbandonando la pratica dei furti in casa e dandosi alle truffe agli anziani. 

Adattamento e spostamento possono manifestarsi in cinque diversi modi:

  1. Geografico: spostarsi da una parte all’altra.
  2. Temporale: cambiare “orario di lavoro”.
  3. Bersaglio: cambiando obiettivi.
  4. Tattico: cambiando il modus operandi.
  5. Tipo di reato: scegliendo di commettere altri reati.

Non tutte le misure preventive sono però vulnerabili all’ingegno criminale. Ad esempio, il controllo degli accessi funziona come efficace forma di prevenzione, in tutti i casi. I pessimisti assumono che i delinquenti devono commettere reati, qualunque siano gli impedimenti che incontrano (cosa forse vera per tossicodipendenti mossi dal bisogno di procurarsi sostanze stupefacenti ad ogni costo o per i ladri professionisti che devono mantenere il proprio stile di vita). Per la maggior parte dei delinquenti resta determinante l’importanza delle tentazioni e l’esistenza delle opportunità. 

Fa parte della strategia comunicativa anche il non rendere mai pubblico il numero di famiglie che aderiscono al progetto CDV in una determinata area o città. La percentuale di famiglie che aderiscono può variare moltissima da zona a zona e da città a città. La bassa partecipazione al progetto in una città rappresenta una sua oggettiva debolezza che non va mai resa pubblica, come le altre vulnerabilità. Pubblicare un’informazione di questo tipo è come indicare ai delinquenti dove colpire senza rischi, anche se sono ben visibili cartelli che segnalino la presenza di gruppi CDV (magari composti da poche unità familiari). Un grave errore di comunicazione che può letteralmente vanificare tutti gli sforzi compiuti per portare i malintenzionati da una situazione di agio ad una posizione di disagio o, meglio ancora, alla totale rinuncia e che quindi danneggia oggettivamente la credibilità del progetto CDV in generale.

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