Il Coronavirus sta segnando in maniera indelebile la nostra società, bloccandone la potenza produttiva, la fluidità del mercato del lavoro ma anche la capacità di prevedere in maniera sistematica le prossime sfide, fra cui la cosiddetta ‘nuova sicurezza partecipata’.

Procediamo con ordine! Il concetto di sicurezza urbana si è affiancato a quello di sicurezza pubblica al fine di creare nuove opportunità di intervento. L’evoluzione di sicurezza urbana è la sicurezza urbana integratache prevede, come suggerisce il nome, un sistema che utilizza politiche locali sinergiche ed integrate ma anche di un’interazione con i tradizionali strumenti di contrasto all’illegalità.

È proprio nell’ambito della sicurezza urbana integrata che entra in gioco la Sicurezza Partecipata volta a creare un sistema integrato di strumenti e risorse in grado di affrontare, in maniera sempre più efficiente ed organizzata, i problemi riguardanti la sicurezza di un territorio (anche micro, come ad esempio un quartiere).

I relativi piani di intervento chiamano in causa enti e soggetti (pubblici o privati) che aderiscono al progetto mettendo a disposizione strumenti, metodi e risorse umane. Sono diversi gli attori coinvolti in questa azione comune e condivisa: istituzioni, Forze dell’Ordine, operatori del sociale e della scuola, imprese e cittadini, in base alle loro rispettive competenze. La sinergia tra questi attori migliora l’intervento delle Forze dell’Ordine sul territorio e, in questo contesto, anche i cittadini possono contribuire attraverso un controllo informale.

Attualmente in Italia pesa ancora molto l’assenza del dato pubblico sui reati, poiché rende ogni forma di sicurezza partecipata molto difficile (se non impossibile a volte). Ciò è ancora più significativo specie se confrontato col fatto che, prendendo ad esempio paesi come Inghilterra, USA, Canada, Paesi Scandinavi, qualunque membro della comunità (cittadini, imprenditori, ecc.) può accedere a mappe interattive (e dati) online in cui è possibile vedere dove, come e quando sono avvenuti determinati crimini nel proprio quartiere (e città). Il vantaggio di un sistema siffatto? La possibilità, per categorie di cittadini diverse, di creare sinergie dialogiche e di confronto su come affrontare le evoluzioni del crimine nelle proprie città e quartieri. Un valore aggiunto che anche aziende e commercianti hanno saputo sfruttare nei paesi del nord, contribuendo alla costruzione di strade, rioni e ‘blocks’ (insiemi di condomini) sempre più sicuri grazie alla realizzazione di veri e propri networks d’intelligence con i residenti e domiciliati limitrofi. 

Ne è un esempio il caso di Portsmouth (UK) dove, a causa di frequenti taccheggi riscontrati in alcuni negozi, i commercianti di zona cominciarono a dialogare e confrontarsi fra loro (in un portale web apposito) su come fare fronte comune per impedire il verificarsi di nuovi furti/taccheggi. Questa strategia, aperta alla partecipazione di altri cittadini, permise di capire non solo le modalità con cui i ladri si rendevano protagonisti dei furti/taccheggi ma anche le loro tempistiche (e stagionalità) e strategie. Perciò i benefici derivanti dall’implementazione di un progetto di sicurezza partecipata del genere sono tanto più significativi quanto più la criminalità tende a ripresentarsi, più forte che mai, nei quartieri e nelle strade della nostra città.

A questo proposito, su La Repubblica è stato riportato il fatto che la micro-criminalità è risultata essere in calo del 75% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, ma cosa succederà nel post COVID19? Una domanda che dovremmo porci è che tipo di effetti produrranno la crisi economica e la disoccupazione sulla sicurezza urbana delle nostre città (specie in quelle più grandi)? Altre crisi (in vari paesi) hanno dimostrato l'esistenza di un 'ritorno di fiamma' della micro-criminalità, prendiamo l'Islanda per esempio, dove dopo la crisi del 2008 vi è stato un incremento esponenziale dei micro-reati urbani.

Questo dato, senza allontanarci troppo, è stato riscontrato anche in Italia nei 4 anni successivi la crisi, come evidenziato da Eleonora Farneti e Franco Vespignani su Il Fatto Quotidiano (vedi figura 1). 

2Andamento dei reati in Italia nel post crisi del 2008

Perciò, nonostante i dati attuali, è importante cominciare già adesso a sviluppare strategie che saranno fondamentali per il monitoraggio, controllo e potenziamento della sicurezza urbana, onde evitare nuovi picchi. È proprio in questa direzione che il nostro Istituto MISAP si sta dirigendo attraverso la costruzione di uno strumento informatico a base IA (Intelligenza Artificiale), di nome Mine Crime© – Find Crime, Share Solutions, con cui poter finalmente accedere a tutti quei dati sui reati fino ad oggi resi inaccessibili, creando così un flusso costante di informazioni sull’andamento della sicurezza micro-urbana che cittadini, amministrazioni, aziende, commercianti ed enti potranno utilizzare per creare il primo vero e proprio ‘intelligence network’. L’obiettivo? Mettere in contatto tutte gli attori principali delle nostre città e quartieri, generando così la prima (ed unica ad ora) piattaforma di sicurezza partecipata in Italia.

 

Giacomo Salvanelli
Founding Partner / CEO of MISAP (Partner ANCDV)
Multidisciplinary Institute for Security management and Antisociality Prevention

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