A distanza di 10 anni dall'avvio del progetto, il 10 marzo 2021 l'ISTAT ha presentato l'8° edizione del Rapporto BES 2020 (Benessere equo e sostenibile).

Nel 2010, l'Italia si è inserita nel dibattito internazionale con il progetto BES, nato attraverso la creazione di un gruppo di lavoro inter-istituzionale tra CNEL e ISTAT. Di anno in anno, il progetto ha arricchito un sistema di indicatori seguendo i profondi cambiamenti che hanno segnato la società italiana nell'ultimo decennio, comprese quelle legate alla pandemia del Covid-19. Sono complessivamente 152 gli indicatori utilizzati, di cui 33 nuovi, coerenti con le linee fondamentali del programma #NextGenerationEU per arricchire le informazioni sulla sanità, la digitalizzazione, il capitale umano (lavoro, formazione) e sul cambiamento climatico. Si tratta di indicatori che servono a misurare il Benessere oltre il PIL.

Il Benessere comprende varie dimensioni che corrispondono ai 12 domini in cui si articola il Rapporto BES 2020 ISTAT:

  • Salute
  • Istruzione/Formazione
  • Lavoro/Conciliazione dei tempi di vita
  • Benessere economico
  • Relazioni sociali
  • Politica/Istituzioni
  • Sicurezza
  • Benessere soggettivo
  • Paesaggio/Patrimonio culturale
  • Ambiente
  • Innovazione/Ricerca/Creatività
  • Qualità dei servizi.

Nel nostro focus, zoomiamo sul settimo dominio, il settore della Sicurezza.

Rapporto BES 2020 ISTAT: zoom sulla Sicurezza

Ogni anno, il Rapporto BES fornisce un'analisi dei progressi e delle criticità legate alle diverse dimensioni del benessere in Italia.

Alla sua ottava edizione, il Rapporto BES 2020 presenta un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali ed ambientali che hanno segnato l'anno del lockdown nel nostro Paese.

La Sicurezza è un punto cardine del benessere individuale e collettivo che incide sulle libertà individuali, sulla qualità della vita e sullo sviluppo dei territori. La percezione di sicurezza dipende da vari fattori: diffusione della criminalità, controllo esercitato dalle Forze dell'Ordine sul territorio, degrado nella zona in cui si vive, senso di vulnerabilità personale. Non ultimo il fenomeno della violenza sulle donne fisica e sessuale subita fuori e dentro le mura domestiche.

Nel 2020, le restrizioni dovute al lockdown hanno inciso positivamente su alcune forme di criminalità e sulla percezione di sicurezza, ad eccezione della violenza di genere. Risulta in forte aumento il numero di telefonate per le richieste di aiuto al numero di pubblica utilità antiviolenza e antistalking 1522. La convivenza forzata in casa con partner violenti ha portato ad un aumento della violenza domestica e maltrattamenti in famiglia.

In termini di criminalità, gli indicatori mostrano una generale tendenza al miglioramento. L'Italia è il Paese europeo con la più bassa incidenza di omicidi (più diffusi nel Mezzogiorno).

I tassi di furti in abitazione (più diffusi nel Centro-Nord) e rapine restano ancora alti rispetto agli altri Paesi malgrado i miglioramenti registrati nell'ultimo decennio. Considerando i dati del 2018, il nostro Paese si colloca al settimo posto nella graduatoria UE (per i furti) ed all'ottavo posto (per le rapine).

Percezione di sicurezza soggettiva

In riferimento sia all'ultimo anno sia ai dati di lungo periodo, migliorano gli indicatori di percezione di sicurezza relativi alla zona in cui si vive.

Si riduce la percezione di degrado e rischio criminalità e cresce la percezione di sicurezza camminando al buio da soli (61,6% delle persone rispetto al 57,7% del 2019).

Riguardo alla percezione di degrado soltanto il 7,3% della popolazione riferisce di aver visto nella zona di residenza prostitute, persone che si drogano o che spacciano, atti di vandalismo. È il valore più basso dal 2010.

Si riduce anche la percentuale di famiglie con percezione del rischio criminalità nella zona in cui vivono: si attesta al 22,6% (contro il 25,6% del 2019).

Per effetto delle restrizioni imposte dalla pandemia, il 2020 conferma la tendenza positiva dell'ultimo triennio.

Il grado di percezione di sicurezza cambia a seconda della dimensione del Comune di residenza. Nei Comuni fino a 2.000 abitanti, le persone (dai 14 anni in su) si sentono più sicure, dichiarano un minor degrado ambientale e sociale (1,4% contro il 15,9% delle grandi città), percepiscono un rischio di criminalità più basso rispetto alle persone che risiedono in Comuni di grandi dimensioni (6,9% contro 40,5%). Nei Comuni fino a 2.000 abitanti la percezione di sicurezza è più alta di 20 punti percentuali rispetto alle grandi città (73,5% contro 53,4%).

Tuttavia, c'è un dato interessante: il miglioramento della percezione di sicurezza nell'ultimo anno si riscontra nelle zone più critiche ovvero nei centri delle grandi aree urbane.

La percezione di sicurezza varia anche in base al genere, età e titolo di studio delle persone:

  • giovani e adulti percepiscono un livello maggiore di sicurezza, gli anziani sono più insicuri;
  • tre quarti degli uomini si sentono sicuri ad uscire la sera al buio da soli contro il 51,6% delle donne;
  • il 68,6% dei laureati (80,3% maschi e 59,4% femmine) percepiscono maggiore sicurezza, mentre la percentuale si riduce per le persone con licenza elementare (56,5%), soprattutto le donne (46,5%).

Rispetto al 2018, la percezione di sicurezza nel 2020 è aumentata per entrambi i sessi e in tutte le fasce di età (fino a 74 anni). La percezione è migliorata, in particolare, tra soggetti di età compresa tra i 35 ed i 59 anni.

Rapporto BES 2020 ISTAT: calo di furti in abitazione, borseggi e rapine

In base ai dati delle denunce ed a quelli dell'attività investigativa delle Forze dell’Ordine, il primo semestre 2020 ha registrato una forte riduzione dei reati predatori rispetto allo stesso periodo del 2019. Sono diminuiti i furti (-51,9%), i furti in abitazione (-39,3%), le rapine (-29,3%), i furti con destrezza.

La riduzione dei reati, dovuta alle limitazioni negli spostamenti imposte dall'emergenza sanitaria, ha registrato il picco più basso ad aprile.

Con l'allentamento delle misure restrittive e la graduale riapertura, i reati sono tornati ad aumentare. A giugno 2020 il numero di rapine è tornato ai livelli di giugno 2019, mentre i furti in abitazione e con destrezza hanno risentito dell'effetto lockdown anche nei mesi di maggio-giugno tanto da risultare inferiori allo stesso periodo del 2019.

Al contrario, sono cresciuti i reati informatici (+24%) e le truffe online (+1,9%). Se a marzo sono risultati più bassi rispetto allo stesso mese del 2019, ad aprile hanno ripreso a salire. Tra aprile e giugno 2020 il numero dei reati informatici ha superato quelli del 2019, anche in rapporto al maggior utilizzo dei dispositivi (PC, smartphone, tablet).

Omicidi: nel primo semestre 2020 si riducono solo quelli degli uomini

Per numero di omicidi, l'Italia si colloca in fondo alla graduatoria europea: è il Paese europeo con la più bassa incidenza di delitti (nel 2018, 0,57 omicidi per 100 mila abitanti rispetto alla media europea di 0,93).

Nel corso del primo semestre 2020 è calato il numero complessivo degli omicidi (-18,6% rispetto allo stesso periodo del 2019, ovvero 131 omicidi contro 161). Questo calo riguarda però solo le vittime di sesso maschile (-31,4%), mentre le vittime donne sono aumentate (+5,4%).

Lo stesso vale per gli omicidi avvenuti in ambito familiare/affettivo: sono calati del 5,5% (69 omicidi contro i 73 del 2019) ma diminuiscono gli uomini uccisi (-43%) ed aumentano gli omicidi delle donne (+17,8%, 53 omicidi contro i 45 del 2019).

Il periodo del lockdown, con il confinamento in casa degli uomini violenti, è stato il peggiore: nei primi 6 mesi del 2020, in piena pandemia, ha registrato il 45% degli omicidi di donne.

Gran parte dei femminicidi si compie in ambito familiare/affettivo (89,8% delle donne contro il 22,2% degli uomini). In più, il numero delle donne uccise da partner o ex partner è cresciuto del 12,5%.

Le vittime di omicidio di sesso maschile vengono uccisi prevalentemente da sconosciuti o soggetti non identificati, mentre le donne vengono assassinate soprattutto in ambito familiare.

Violenza sulle donne: boom di richieste di aiuto al 1522 tra marzo e ottobre 2020

Difficoltà economiche, isolamento sociale, tensioni intrafamiliari, scarsa accessibilità ai servizi di prevenzione e protezione hanno aumentato il rischio di violenza sulle donne.

Tra marzo ed ottobre 2020, c'è stato un boom di richieste di aiuto al numero antiviolenza e antistalking 1522.

Secondo i dati raccolti dal 1522, il numero delle chiamate telefoniche e via chat è cresciuto del 71,9% passando dai 13.424 dello stesso periodo del 2019 a 23.071. La crescita delle richieste di aiuto via chat è quadruplicata (da 829 a 3.347 messaggi).

Le segnalazioni per casi di violenza sono triplicate, quelle per la richiesta di aiuto da parte di vittime di violenza e di stalking sono raddoppiate. La violenza descritta dall'86,2% delle donne che chiedono aiuto è di tipo fisico, sessuale e psicologica.

Le mura domestiche restano il luogo dove si verifica più di frequente la violenza (85,6% dei casi). Purtroppo, soltanto il 14,3% delle vittime dichiara di aver denunciato la violenza alle Forze dell'Ordine.

Reati associati alla violenza di genere come stalking, violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia sono diminuiti nei mesi di chiusura per il lockdown (marzo e aprile 2020) per, poi, tornare ad aumentare a maggio e giugno.

 

Francesco Ciano

Scarica il report "BES 2020"

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