Arriva lo stop del Garante della Privacy. L'innovativo sistema di videosorveglianza intelligente previsto dal Progetto ARGO e proposto dalla sindaca di Torino Chiara Appendino è stato bloccato dopo l'accoglimento da parte del Garante della segnalazione del Centro Hermes per la tutela dei diritti umani. Hermes è la stessa onlus che ha acceso i riflettori sui sistemi di riconoscimento facciale scelti dal Viminale e da Como messi al bando.

Il progetto è allo studio da 3 anni: prevede un costo di 2 milioni di euro per l'installazione di 273 telecamere intelligenti in aggiunta alle 107 già attive nelle strade e piazze più importanti.

Il progetto, sostenuto da Prefettura e Regione, riconosce le targhe di auto e gli indumenti per raccogliere metadati. Non prevede il riconoscimento facciale, non raccoglie dati biometrici.

Argo è finito sotto la lente del Garante Privacy dopo l'installazione delle prime telecamere intelligenti. Il Garante ha aperto un'istruttoria preliminare che potrebbe portare non solo allo spegnimento degli occhi elettronici smart ma ad una sanzione.

Perché il Progetto ARGO è stato bloccato?

Nonostante l'assenza del riconoscimento facciale, il sistema riconosce sesso e indumenti dei passanti: viene, perciò, considerato un potenziale strumento di pedinamento e potrebbe creare falsi positivi. E' stata, oltretutto, evidenziata l'ambiguità del termine 'metadati', diversi dai dati biometrici. I metadati sono informazioni associate ad oggetti o caratteristiche che consentono alla videosorveglianza urbana di identificare le persone.

Da anni, in Italia si chiede più sicurezza nelle città. Per ottenerla, è inevitabile ricorrere a sistemi innovativi. L'innovazione necessita di dialogo, confronto, ricerca di soluzioni. Perciò, il Comune di Torino ha chiesto al Garante una collaborazione per dotare la tecnologia innovativa dei migliori algoritmi per il software. 

Le soluzioni tecnologiche per la sicurezza pubblica (di certo, non per gli investigatori privati) devono essere decise insieme, coinvolgere tutte le parti interessate. Non bocciate ma perfezionate in attesa di una normativa di riferimento visto che, ad oggi, non c'è una base legale per il trattamento di dati biometrici (come pure dei metadati) da parte della Polizia locale in Italia che ricadono nell'art9 del GDPR

Progetto ARGO: sicurezza urbana integrata preventiva

Le prime telecamere intelligenti previste dal Progetto ARGO sono stata posizionate, di recente, a Porta Palazzo e presto saranno accese. Forse. L'operazione di posizionamento delle prime telecamere mobili ad Aurora e Barriera di Milano dovrebbe essere completata entro l'autunno.

Il progetto di videosorveglianza diffusa, partito 3 anni fa, è stato portato avanti con la società partecipata 5T S.r.l. (società pubblica che controlla la mobilità torinese) e la Polizia Municipale.

Il Comune di Torino coinvolge i cittadini nel progetto: potranno rendere disponibili i loro sistemi di videosorveglianza privati che serviranno a monitorare il territorio per supportare il lavoro delle Forze dell'Ordine e garantire maggiore sicurezza. Il flusso dei dati converge sul sistema Argo ed è accessibile soltanto alle autorità.

Le immagini ad altissima qualità acquisite vengono elaborate ed analizzate da algoritmi per estrarre in tempo reale metadati dai video e individuare dettagli ed elementi utili ad eventuali indagini. Sfruttano l'intelligenza artificiale per ottenere elaborazioni in tempo reale

La rete di dispositivi può contare su un software di nuova generazione in grado di riconoscere in tempo reale le targhe, la direzione e la velocità delle auto, il colore dell'abbigliamento di un pedone, oggetti come borse e cappelli, il sesso dei soggetti ripresi per organizzare una ricerca e 'pedinarli'.

Tecnologia basata su Intelligenza Artificiale e machine learning

La tecnologia delle nuove telecamere intelligenti si basa sul machine learning, analizza le immagini in cerca di anomalie di comportamento di persone e veicoli rispetto a situazioni di routine. E', a tutti gli effetti, un sistema orientato alla sicurezza preventiva.

L'obiettivo di Torino è arrivare a 360 telecamere tecnologicamente avanzate: l'80% fisse, il 20% mobili da installare in aree diverse in base alle esigenze. Il sistema di telecamere mobili è a 4 ottiche (4 telecamere in una con visualizzazione a 360° in Real Time) installabili in poco tempo su specifiche indicazioni del Comitato per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica.

Gli impianti di vecchia generazione saranno sostituiti con connessioni veloci e con la rete 4.5 G per collegarli ai cloud e ai server della società 5T.

Il Progetto ARGO si può definire un ecosistema tecnologico ibrido basato su cloud e strutture periferiche: integra infrastrutture per il monitoraggio della mobilità e traffico con la videosorveglianza per la sicurezza urbana. Il sistema sarà connesso alle centrali operative di Polizia di Stato, Polizia Municipale e Carabinieri e disporrà di un'unica regia per il controllo e la gestione di mobilità e sicurezza.

Segnalazione del Centro Hermes al Garante Privacy in breve 

La segnalazione inviata al Garante dal Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Umani digitali è datata 28 gennaio 2021 (aggiornata al 31 maggio 2021). 

Il Centro Hermes ha chiesto al Garante di intervenire immediatamente valutando in maniera approfondita il Progetto ARGO approvato dalla Giunta Comunale di Torino.

Il progetto ARGO integra strumenti per il monitoraggio della mobilità e del traffico attraverso sistemi di videosorveglianza cittadina. Potrà estrarre metadati in tempo reale dai video.

metadati indicati dalla società 5T incaricata di svolgere i lavori, sono chiari: "distinzione uomo/donna, presenza di oggetti (cappelli, zaini, borse), colore di vestiti e accessori, ecc.".

Utilizzando queste informazioni, il sistema può identificare e pedinare i soggetti ripresi in tempo reale seguendo i loro spostamenti. Il sistema rischia di creare confusione tra sesso biologico e genere, classificando in modo scorretto e discriminando le persone transgender o che "non si identificano nel binarismo di genere".

Recenti studi hanno dimostrato come gli algoritmi più avanzati commettano errori: donne e uomini vengono identificati correttamente al 98,3% e il 97.6% delle volte. In caso di immagini che ritraggono uomini trans, nel 38% dei casi vengono identificati erroneamente come donne. L'algoritmo sbaglia il 100% delle volte l'identificazione di persone non binarie, agender e genderqueer.

La DPIA, di regola, va presentata prima dell'avvio del trattamento: nel frattempo, però, il quadro giuridico è stato aggiornato ed arricchito di provvedimenti e linee guida che consentono di inquadrare meglio il Progetto ARGO.

Nel mirino dell'art. 9 GDPR anche i metadati, non solo i dati biometrici

Il progetto approvato dalla Giunta di Torino specifica che a seguito della descrizione e abbigliamento di un soggetto "se ne potranno individuare la presenza e gli spostamenti nelle diverse zone della città grazie alla ricerca in tempo reale da parte degli algoritmi di analisi”.

Secondo l'EDPB (European Data Protection Board), l'identificazione non necessita di rivelare nome e identità di qualcuno: include qualsiasi trattamento che consenta di distinguere un soggetto dall'altro e può essere ugualmente invadente. 

Un sistema di videosorveglianza urbana che analizza in tempo reale e salva i dettagli delle persone riprese permette di identificare quelle persone in luoghi diversi. Processare dati biometrici per individuare un soggetto che rientra in un'area o entra in un'altra area, ha come obiettivo quello di identificare in modo univoco una persona. Un trattamento del genere rientrerebbe fin dall'inizio nel campo di applicazione dell'art9 del GDPR.

Non esiste, al momento, una norma adeguata al trattamento dei dati da parte della Polizia locale italiana che rientrano nell'art. 9 del GDPR.

Progetto ARGO: non siamo alla bocciatura finale

Il Progetto ARGO non è stato bocciato ma bloccato dal Garante che, dopo aver chiesto spiegazioni al Comune il 9 maggio, ha aperto un'istruttoria preliminare, primo step di un'indagine che può portare o allo spegnimento delle telecamere o ad una sanzione.

Dal comando di via Bologna è stato confermato che l'infrastruttura tecnologica "non raccoglierà dati biometrici ma metadati per un utilizzo sicuro". 

Per il Centro Hermes il termine 'metadati' non è chiaro. Riconoscere il sesso di un soggetto o il colore dei suoi vestiti, identificare e pedinare le persone riprese in tempo reale. Tutto questo fa pensare che, mentre si cerca un individuo, si osservano tutte le altre persone.

Come ha riferito il responsabile della protezione dati del Comune di Torino, prof. Franco Carcillo, "il comandante Bezzon ha risposto che il progetto Argo non è ancora partito".

La società 5T è stata incaricata di effettuare indagini di mercato per reperire le tecnologie. Di conseguenza, le informazioni contenute nel progetto esecutivo non sono definitive.

Il prefetto di Torino Claudio Palomba ha spiegato che si tratta di un "progetto in progress che vedrà ulteriori sviluppi e dà piena attuazione all'accordo sulla sicurezza integrata".

Il Comune di Torino deve ancora produrre la dichiarazione d'impatto sui dati per valutare i rischi per i diritti delle persone legati al sistema, quindi non siamo alla bocciatura finale del Progetto.

Il Comune ha proposto al Garante di lavorare insieme per selezionare gli algoritmi del software. Il nodo da sciogliere riguarda una maggiore attenzione alla distinzione tra scopi amministrativi e finalità di prevenzione dei reati. Non bisogna assolutamente sottovalutare gli aspetti legati alla raccolta dei dati biometrici e neanche dei metadati.

Morale della favola: Torino è destinata a diventare la città sperimentale nella grande sfida di sempre, quella tra innovazione tecnologica al servizio della sicurezza pubblica e la tutela di diritti e privacy.

Francesco Ciano

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