Il reato di stalking è stato introdotto in Italia nel 2009. Da 12 anni, nel nostro Paese si tenta di prevenire e contrastare gli atti persecutori ai danni di tante vittime, in gran parte donne.

Si tratta di un reato che non solo condiziona pesantemente la vita delle vittime ma può rappresentare l'anticamera di delitti più gravi e violenti fino a sfociare nel femminicidio. Il Rapporto Italia 2021 Eurispes, alla sua 33° edizione, torna a indagare il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.). Descrive le evoluzioni di questo fenomeno nel corso del tempo ed approfondisce l'aspetto giuridico sugli esiti dello stalking. Quante vittime di atti persecutori denunciano effettivamente alle autorità? Quanti casi restano nell'ombra?

I primi risultati che saltano all'occhio sono questi.

Un cittadino su 10 riferisce di essere stato vittima di stalking.

Il fenomeno è cresciuto dell'1,4% rispetto ai dati rilevati nel 2020. Si tratta di un aumento in controtendenza rispetto allo scorso anno in cui si registrava una significativa riduzione rispetto al 2019 (caratterizzato dal valore massimo del 13,8%).

Sono le ragazze di età compresa tra i 18 ed i 24 anni le vittime maggiormente prese di mira.

In un caso su 4, lo stalker è l'ex partner della vittima.

Soltanto il 13,7% delle vittime denuncia. L'86,3% dei casi resta nell'ombra: un sommerso enorme che sfugge del tutto alle rilevazioni ufficiali.

Il 50% delle vittime sceglie l'autodifesa oppure non reagisce ed attende che il persecutore smetta.

Circa 2 vittime su 10 decidono di non uscire da sole o evitano di uscire: questo reato spinge ragazze e donne all'isolamento e fa il gioco dello stalker.

Rapporto Italia 2021 Eurispes: i dati sulle vittime di stalking

Il Rapporto Italia 2021 Eurispes rileva che il 9,3% degli italiani (circa uno su 10) è stato vittima di stalking.

L'età della vittima, nel 13% dei casi, è molto giovane, compresa tra i 18 e i 24 anni. Ad ogni modo, per ogni fascia di età (fino a 64 anni) si registrano percentuali superiori al 10%.

Le donne subiscono atti persecutori tre volte più degli uomini (il 14% contro il 4,5%)

Vengono prese di mira maggiormente le donne straniere (15,8%) rispetto alle italiane (9%). Probabilmente, le donne di altra nazionalità vengono ritenute più fragili dal punto di vista giuridico, dunque prede più facili da colpire.

Il Rapporto Eurispes traccia l'identikit della vittima di stalking anche a livello geografico:

  • Isole (18,2%);
  • Nord-Est (13,1%);
  • Nord-Ovest (8%);
  • Centro (7%);
  • Sud (5,6%).

Rapporto Italia 2021 Eurispes: chi è lo stalker?

Il Rapporto Eurispes 2021 prosegue tracciando il profilo dello stalker.

Chi è l'autore di atti persecutori?

Nel 25,6% dei casi (1 su 4) è l'ex partner della vittima.

Per il resto, gli autori di stalking sono:

  • conoscente (13%);
  • amico (10,1%);
  • partner (7,9%);
  • collega (6,9%);
  • parente (5,1%).

In linea generale, lo stalker è una persona che conosce bene la sua vittima.

Rispetto al 2020, cresce l'incidenza dei partner come persecutori (+3,6%), dei conoscenti (+3,8%), di amici (+1,6%) ed ex partner (+1,5%).

Lo stalker è il partner soprattutto per chi è in coppia e con figli (10,5%). mentre l'ex partner colpisce in special modo monogenitori con figli (41,2%), vittime che vivono sole (37,7%) e non possono contare sull'appoggio di un partner convivente.

Quante vittime di stalking denunciano in Italia?

Soltanto il 13,7% delle vittime denuncia il proprio aguzzino per stalking. E' il dato che fa più rabbia. Pensiamo al restante 86,3% dei casi in cui non si denuncia alle autorità e la vittima non si difende. Un enorme sommerso di vittime che non solo non si difendono ma non danno modo neanche alle Forze dell'Ordine e alle autorità di proteggerle. Un sommerso che sfugge alle statistiche e alle rilevazioni ufficiali.

Il fatto che, in gran parte dei casi, gli stalker siano partner, ex partner, colleghi, amici e conoscenti incide sulla reazione delle vittime che, molto spesso, tentano soluzioni di conciliazione o autonome nella speranza che funzionino. E' necessario informare in modo più incisivo sui pericolosi esiti delle soluzioni 'fai da te'.

Il 50% delle vittime di stalking dichiara di essersi difeso da solo o di non aver fatto nulla in attesa che il persecutore smettesse di molestare.

Il 17,4% ha chiesto a parenti e amici di intervenire e diffidare lo stalker dal continuare.

Lo stalking fa vivere nel terrore, fa cambiare abitudini di vita, isola. Circa 2 vittime su 10 (18,9%) scelgono di non uscire da sole o di non uscire affatto. Questo reato genera isolamento.

L'istinto (e cultura) della denuncia è più scarsa proprio nella fascia d’età più colpita (fra i 18 e i 24 anni): le vittime denunciano nel 9,8% dei casi e decidono di autodifendersi con più frequenza (41,5%). Una reazione sbagliata e pericolosa da parte dei più giovani per un reato insidioso, imprevedibile, che potrebbe sfociare in reati più gravi. Le vittime più giovani evitano di uscire da sole nel 14,6% dei casi.

L'istinto di denunciare sale col crescere dell'età: 25-34enni (15,6%), over 65 (16,4%).

Il valore della famiglia tra le giovani donne italiane

Il 33° Rapporto Italia 2021 Eurispes ha indagato su altri fenomeni, tra cui il valore della famiglia per le giovani donne e le disparità donne-uomini nel lavoro e nella società.

La famiglia ha perso la sua importanza centrale. Tra le ragazze italiane si riscontra un duplice orientamento verso la sfera sociale e la famiglia che necessita di un bilanciamento tra progetti per il futuro ed esigenze di vita quotidiana.

Le giovani donne italiane riconoscono l'importanza per i seguenti aspetti della vita:

  • istruzione (79,1%);
  • carriera (78,1%);
  • lavoro (81,1%);
  • denaro (84,8%);
  • libertà personale e indipendenza (77,5%);
  • libertà di parola (76,7%);
  • famiglia (78,4%);
  • figli (78,3%);
  • ideali e principi (78,5%).

Disparità donne-uomini nel lavoro e nella società

Viene attribuito un trattamento non equo in base al genere, specie nel mondo del lavoro.

La maggioranza degli italiani pensa che, tuttora, esista una disparità tra donne e uomini.

Il 63,1% degli interpellati pensa che esista un trattamento non equo in base al genere, specie nel mondo del lavoro. Un trattamento che penalizza le donne in termini di carriera e di riconoscimento economico.

Secondo il 55,5% degli italiani c'è ancora disparità nel riconoscimento del ruolo sociale, mentre per il 57,6% sussiste una disparità nella divisione degli impegni domestici.

Per il 52,8% degli italiani, le donne sono considerate oggetto di discriminazione insieme a persone transgender (69,7%), senzatetto (67,4%), rom (65,3%), persone di colore (63,4%), omosessuali (63,2%), islamici (61,2%), stranieri in generale (52,8%) e cittadini di religione ebraica (39,8%).

Francesco Ciano

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