COME POSSO RISCONOSCERE IL MALESSERE DI UNA PERSONA CARA? COME PREVENIRE GESTI ESTREMI CHE PORTANO PERSONE AL SUICIDIO?
La prevenzione del suicidio è un problema complesso che richiede un approccio multidimensionale. Tra le varie soluzioni possibili, la sicurezza partecipata dei cittadini può̀ svolgere un ruolo cruciale nella prevenzione dei suicidi, fornendo un approccio comunitario alla gestione del rischio suicida.
La sicurezza partecipata è un concetto che si riferisce a un approccio in cui le persone sono coinvolti attivamente nella prevenzione e nella gestione dei rischi. In questo contesto, i residenti della comunità̀ collaborano con le Forze dell'Ordine, con le Autorità̀ Locali e con gli operatori sanitari per identificare i problemi e trovare soluzioni insieme.
Di seguito evidenziamo alcuni passi utili per fare la differenza nella prevenzione dei suicidi:
1. Formazione: i cittadini possono partecipare a corsi per riconoscere i segni del suicidio e sviluppare competenze di base nell'ambito della salute mentale. Questa formazione potrebbe consentire loro di individuare e segnalare i sintomi di una possibile crisi suicida di un loro conoscente o vicino di casa, agevolando così l'accesso alle cure e ai servizi di aiuto.
2. Comunicazione: i cittadini possono collaborare con le autorità̀ locali per promuovere una maggiore consapevolezza e comprensione del problema del suicidio nella comunità̀. Questo potrebbe includere campagne di prevenzione, programmi di educazione, eventi di sensibilizzazione, pubblicazione di materiale informativo sui social media e altro ancora.
3. Supporto: i cittadini potrebbero offrire un supporto a coloro che sono a rischio di suicidio o che hanno bisogno di supporto mentale. Sfruttare le reti di supporto della comunità̀, ad esempio attraverso incontri informali, può̀ fornire un sistema di sostegno e di riferimento importante.
4. Partecipazione attiva alla sicurezza della comunità: aiutare le autorità̀ locali per monitorare il territorio e segnalare i pericoli presenti, ad esempio solitudine, isolamento o precarie condizioni di salute, anche attraverso la formazione di appositi "gruppi di cdv" per prevenzione del suicidio.
In conclusione, la sicurezza partecipata dei cittadini può̀ essere un'importante risorsa nella prevenzione dei suicidi. Gli sforzi volti a sensibilizzare l'opinione pubblica, educare i cittadini, fornire formazione e supporto, nonché́ promuovere l'azione collettiva possono contribuire in modo significativo a una strategia di prevenzione più̀ efficace, che comprenda l'aspetto della sicurezza della comunità̀ nel suo ampio spettro.
Dr. Francesco Caccetta
Co-fondatore ANCDV – Criminologo, Comitato Scientifico ANCDV
Vicepresidente nazionale UNARMA
I GIOVANI DEL NOSTRO TEMPO E LA FATICA DI SCEGLIERE LA VITA
Mi chiedo se ci abitueremo mai alle notizie di persone che si tolgono la vita. Mi auguro di no. Mi auguro che in ognuno di noi restino sgomento, riflessione, compassione e pensiero a come aiutare concretamente. A maggior ragione, poi, quando ciò riguarda i ragazzi, le cui ragioni di un gesto tanto estremo sono davvero molteplici. E molto personali, talvolta. E incomprensibili ai più. Dal mio osservatorio sul mondo degli adolescenti, l'aspetto più rilevante è l'estrema fragilità che caratterizza le giovani vite di questo nostro tempo. L'incertezza rispetto al futuro, anche quello più immediato, fa sì che una minima percentuale sappia dare, al giorno d'oggi, una risposta diversa dal "non so".
Questi ragazzi dei primi decenni del terzo millennio stanno faticosamente cercando il loro posto nel mondo, tra crisi climatica, dissesti economici, guerre, ingiustizie sociali e scenari di minaccia nucleare. Visione apocalittica? Non credo. Penso sia la quotidianità con cui fanno i conti, tra un banco di scuola e una sfida sportiva o artistica, tanto per fare qualche esempio. Proprio in questi giorni, in cui mi sto dedicando anche ad interventi mirati sulla legalità e sulla prevenzione della devianza, in alcune scuole milanesi, con molti ragazzi mi è capitato di affrontare l'argomento della fatica. Fatica di vivere, fatica nel trovare un perché percorrere la strada ogni giorno, quando i bordi della carreggiata sono fatti dalla necessità di essere sempre più performanti, da immagini che scorrono velocissime, e da quel mondo virtuale che crea la loro realtà. Una realtà illusoria, di fronte alla quale in troppi non ce la fanno. Ultima piega, ma non in ordine di importanza, che prende la fragilità dei ragazzi è quella rispetto alle vittime di bullismo o di cyberbullismo.
In questo ambito sono ancora in troppi a soccombere, spesso anche proprio decidendo di mettere fine a questa vita. Quale è, allora, il filo conduttore di questo tema a me pare evidente. Ancora troppi giovani non chiedono aiuto. O meglio, non accettano di avere bisogno di aiuto e faticano a trovare l'adulto o il professionista di riferimento, cui rivolgersi per recuperare un poco di speranza e di fiducia in se stessi e nella vita. Ancora troppi ragazzi pensano che sia una vergogna affidare le proprie fragilità e farsi supportare. E così, tra paure e difficoltà a reggere le aspettative del mondo intorno, cedono ad un gesto senza ritorno. Dobbiamo allora diffondere a gran voce la notizia che in tante scuole c'è lo sportello di aiuto psicologico, tante squadre sportive hanno la figura dello psicologo, insieme al medico. Quindi il compito di chiunque adulto che abbia a che fare con i giovani è di incoraggiarli a lottare per sé stessi, per un mondo più giusto e migliore. E a non cedere allo sconforto. E che chiedere aiuto non è una sconfitta. Anzi, è un gesto coraggioso. E, ancora, che può essere normale anche sentirsi sopraffatti, delle volte. Ma la scelta di andare avanti e cercare insistentemente il proprio motivo può svelare sorprese inaspettate.
Avv. Paola Baratelli
Esperta in diritto penale minorile e in diffusione della cultura della legalità nelle scuole
Comitato Scientifico ANCDV
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